Di bianca seta estivamente adorna giunge la mezzanotte…
Leonid Martynov
Dopo l’eloquenza del periodo staliniano, le liriche gracili di Leonid Martynov sorprendono per la loro schiva immediatezza. Le sue sono poesie tramate di incisi e prosaismi espressivi che spesso si svolgono come discorsi rivolti ad un immaginario interlocutore. Alle volte l’autore innalza i piccoli dettagli a larghissimi affreschi che riflettono le scoperte del suo tempo, i fenomeni cosmici, le mode e le passioni dell’epoca. Il suo meglio però è racchiuso in quei piccoli quadretti in cui raccoglie, in pochi versi spogli, la gioia per le piccole cose, l’unicità degli avvenimenti abituali e delle modeste esperienze quotidiane.
Poesie di Leonid Martynov
Tempeste di Neve
Ci sono di tali tormente in aprile,
che gli archi del tram si raggelano
ed ogni pelliccia ha una sorda inquietudine,
come un essere vivo, come un essere vivo,
quasi volesse tornare alla vita
tutto ciò che fu ucciso, – dal vecchio procione
all’ultima bestia smarrita.
Ci sono di tali tormente febbrili.
Una raffica
E chissà perché
di nuovo il mondo
cadde in disgrazia:
guizzò un turbine saturo di polvere,
come se, stringendo ali d’acciaio,
guizzasse una squadriglia, e con un sordo
urlo scomparve dietro l’orizzonte,
si inginocchiò la segale nei campi,
ma si raddrizzò, non senza sforzo,
gemettero le spighe traboccanti,
e l’equilibrio
fu ristabilito.
Ogni cosa riprese
Ogni cosa
riprese
il suo peso iniziale:
risuscitò
il diamante,
sgusciando dal castone,
le medicine si mutarono in erbe,
la carta si mutò in foresta,
ma solo per un attimo,
perché la mente comprendesse come
tutto ciò era cresciuto e maturato,
come
s’era formato
questo mondo.
Fonte:
Nuovi Poeti Sovietici (Einaudi Editore1963)
A cura di Angelo M. Ripellino
sono stupende