Dove potrà celarsi l’usignolo? | Fra i cespugli, a cantar tutta la notte!
Viktor Bokov
Nato nel 1914 da famiglia contadina, Bokov è un amante della tradizione. Ha percorso in lungo e in largo l’Unione Sovietica e ha registrato canzoni, romanze e stornelli. Questa familiarità con l’arte del popolo ha influito sulla struttura e sulle inflessioni dei suoi versi che rappresentano generalmente la vita nei campi, la natura, le stagioni. Il tema del vagabondaggio e la prospettiva delle immense distese russe danno ampiezza e inquietudine alle sue poesie.
3 Poesie di Viktor Bokov
La sera
O è un gigante che fuma
chissà dove dietro la collina,
o è la nebbia che ha sciolto i canuti
riccioli sopra la terra.
Lungo burroni e bassure
sbuffano squillanti le mandrie.
La sera col dito mignolo
solleva una fetta di luna.
Soffia una soave frescura, e la polvere
delle strade diurne si raggela.
La sera configge un chiodino
nel cielo, ossia accende una stella.
In calde culle dormono i bambini,
trascorso è il giorno con le sue inquietudini.
Dove potrà celarsi l’usignolo?
Fra i cespugli, a cantar tutta la notte!
Dietro il vecchio ceppo
Dietro il vecchio ceppo, dietro il molle putridume,
sopra il tronco abbattuto della tempesta,
irruenti come squadriglie,
le felci scrollano le ali.
L’erba gramigna solletica il petto,
l’ortica punge le dita delle mani.
Noi tutti decliniamo ed invecchiamo,
ma la vita è sempre verde come il prato.
Non si placa, ribolle senza tregua,
pullula nuovi germogli.
Con azzurre campànule tintinna
sopra il vecchio tronco imputridito.
L’afa
Tintinnano le api nei campi fra il grano saraceno,
fra i cetrioli e le aiuole d’aneto. Ad un tratto
una montagna di cavalli si riversa nel fiume,
e le code fluttuano nell’acqua!
Languisce dall’afa il ponte di ferro,
ne tralucono i perni arroventati.
Il merletto intagliato dei sostegni
si getterebbe in acqua, se potesse.
Non si librano uccelli nel cielo
né nubi dalla fronte tondeggiante.
Come una serpe striscia al fiume a dissetarsi
il giallastro sentiero tutto macchie.
Il caldo arrossa nei bracieri dell’estate
solo una guancia alle formose mele.
Il rigogolo afferma nella selva
che in qualche luogo esiste la frescura!
Fonte:
Nuovi Poeti Sovietici (Einaudi Editore1963)
A cura di Angelo M. Ripellino
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